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Guido Pagliarino IL DIO SCANDALOSO Libro ed E-book
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Nel congedarmi dal lettore del mio saggio, da tempo fuori catalogo, “Cristianesimo e Gnosticismo: 2000 anni di sfida”, (Prospettiva Editrice, 2003), scrivevo: “ […] Il cristiano trova la pace del cuore nel seguire l’evangelica figura di Cristo nella fede ch’egli sia Dio. Gesù ha detto verso l’anno 29: ‘Chi vuole essere il più grande si faccia il più piccolo e serva gli altri’. L’ha fatto egli stesso nel corso della vita e ce ne resta un fortissimo simbolo, nel vangelo secondo Giovanni, nella lavanda dei piedi che Cristo pratica agli apostoli poco prima della Passione”. Schiudevo così una porta sull'argomento Dio-Amore, “…il Dio è Amore – …ho Theòs Agápe estín – (1Gv 4, 8 e 4,16)”, al servizio degli uomini, un Dio col grembiule non solo neotestamentario ma che fa capolino già dall’Antica Scrittura, come ho illustrato nel saggio Il Vento dell'Amore, un approccio storico alla progressiva Rivelazione di Dio-Amore nel Primo Testamento. Considerando studi sgorgati dal concilio Vaticano II, parlerò di questo Dio-Amore secondo il Nuovo Testamento, la cui rivelazione si compie con Cristo: un Dio che in Gesù dà l’esempio e invita i cristiani d’ogni tempo ad agire come lui. Con pieno rispetto per i credenti ebrei, secondo il Cristianesimo, l’Antico (o Primo) Testamento è incompleto e chiede un’integrazione. Sappiamo dal Nuovo che quel compimento è negli stessi libri neotestamentari, si realizza in Cristo il Salvatore che fa chiarezza sul senso dei testi veterotestamentari e addirittura, in qualche caso, giustifica la loro stessa inclusione nella Bibbia, come tipicamente per il Qoelet, libro che, pur non difettando di serenità, appare pessimistico se non si legga alla luce cristica per la quale il cristiano riflette: “Sì, senza Gesù la nostra vita sarebbe stata proprio la nichilistica tragedia che dice Qoelet”; ad esempio, Giacomo Leopardi era stato gran lettore del Qoelet e questo libro, non avendo il poeta la fede cristiana, aveva contribuito a determinare, con altre fonti, il suo pessimismo cosmico. La Parola divina s’è rivelata progressivamente a mezzo di fatti storici che hanno indotto alla riflessione teologica. Il governo della storia da parte di Dio costituisce la nota comune tra la Prima e la Nuova Scrittura: si consideri che per la Chiesa, come ha espresso il concilio Vaticano II nella costituzione Dei Verbum, il Testamento è sì “ispirato, e coloro che lo generarono furono ispirati nella misura in cui contribuirono alla sua costituzione”, e non solo il Nuovo ma pure quello Antico “è parola di Dio e conserva un valore perenne”, ma dev’essere messo in conto che gli scritti del Vecchio Testamento “contengano anche cose imperfette e temporanee” e che “integralmente assunti nella predicazione evangelica, acquistano e manifestano il loro completo significato nel Nuovo Testamento e, a loro volta, lo illuminano e lo spiegano” (“Costituzione dogmatica Dei Verbum sulla divina Rivelazione”, nn. 14, 15, 16). Sempre con la Dei Verbum (Ibid. n. 12), aggiungo che “per ricavare con esattezza il contenuto dei testi sacri, si deve badare al contenuto e all’unità di tutta la Scrittura”. Presenterò dunque la figura gesuanica del Dio che serve gli uomini, rilevando il contrasto fra questa e quella temibile immagine divina punitrice che veniva delineata nell’insegnamento ecclesiastico prima del Vaticano II, concilio che ha diretto di nuovo lo sguardo della Chiesa al Cristianesimo del I secolo, soprattutto con lo studio dei Testamenti nelle lingue originali e non più sull’imprecisa traduzione in latino di san Girolamo. Purtroppo la linea conciliare non è seguita da tutti e l’idea d’un Dio tremendo è ancora viva in certi ambienti, nella Chiesa stessa e non solo presso i seguaci del reazionario vescovo Lefèbvre. C’è chi continua a insegnare in sostanza che Dio è da temere e servire con atti cultuali come già lo Jahvè di tanti versetti veterotestamentari (poiché in italiano la J non si dovrebbe pronunciare G, preferisco dire lo Iavé, con J semivocalica, anche se altri prediligono esprimersi con la J semiconsonantica: “il Giavé”), questo secondo quella Legge che, diversamente, san Paolo nella neotestamentaria lettera ai Gàlati (Gal 3,19 e 3,25) afferma essere stata soltanto il servo-pedagogo che aveva il compito di condurre alla scuola di Cristo. Quel servo che conduce il bambino a scuola è ormai inutile dopo l’insegnamento caritatevole del Maestro Gesù, è ovvio infatti che chi ama non diffama, non ruba e così via, senza sentire peso nel rispettare la morale; però a Cristo non basta che non si faccia male al prossimo, desidera che lo si aiuti. Concluderò dove avevo iniziato, sul Dio rivelato da Gesù, talmente innamorato degli esseri umani da volerli per sempre con lui nel suo eterno e che, dunque, a questo preciso fine si pone al loro servizio. Per agevolare il frequentatore occasionale del Testamento, ho aggiunto un’appendice con le abbreviazioni dei nomi dei libri biblici.
CAPITOLO / Paragrafo
Epigrafe 1
BREVE PREFAZIONE DELL’AUTORE
CAPITOLO 1 (IL DIO CHE SERVE L'ESSERE UMANO)
Il Dio che serve
Un Dio mal inteso
Il dio Caso - Perché il dolore? 21
È l’ignoranza sul Cristianesimo la causa degli equivoci su Dio
CAPITOLO 2 (CREDO QUIA ABSURDUM)
Credo quia absurdum: una fede sensatamente basata su paradossi
Sulla scandalosa Trinità di Dio
CAPITOLO 3 (IL POTERE-DIAVOLO E L’INIZIAZIONE ALL’UMILTÀ
Ancora sul Dio che serve l'uomo. Non tutti i credi si equivalgono
Hans Urs von Balthazar e la nuova evangelizzazione
La Grazia mal intesa
Un processo d’iniziazione
L’essere umano cooperatore di Dio
APPENDICE Abbreviazioni dei nomi dei libri biblici