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Guido Pagliarino La Volontà di Coscienza

saggio storico-sociale"  (Libro cartaceo ed e-book)

"Leggi la recensione di Pasquale Matrone in "La nuova Tribuna Letteraria n. 120 Anno XXV"      Leggi la recensione di Elettra Bianchi sulla rivista Talento n. 2 del 2015      Leggi la recensione di Antonio Scacco, sulla rivista "Future Shock, all'ultima edizione di "La volontà di coscienza"      Leggi la presentazione di Sandro Gros Pietro sulla rivista Vernice      Leggi la recensione di Pietro Mirabile a "La volontà di coscienza" ovvero "Non c'è più religione", nella rivista Spiritualità & Letteratura      Leggi un breve parere di Giorgio Bárberi Squarotti

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Dalla recensione di Pietro Mirabile sulla rivista "Spiritualità e letteratura" a "La volontà di coscienza"

"[...]  Il lettore resta coinvolto seguendo le tesi con le quali Pagliarino riesce a dimostrare quanto il testo propone. Il processo è stringato e chiaro. L'autore mette in evidenza l'evolversi di una attività tesa verso un'opera di scristianizzazione ancora in corso, poco per volta, ma di vittoria in vittoria. Del resto gli sprovveduti restano coinvolti dalla malafede, specie quelli che male hanno sopportato l'ingerenza del Cristianesimo sempre intervenuto a difesa dei cardini morali su cui è cresciuta la nostra società: la famiglia, la fede, l'obbedienza. Sembra verificarsi quanto Gesù disse nel Vangelo: che i figli della tenebra sono prudenti e preveggenti, mentre tanti seguaci del Cristo dormono sereni nella loro tranquilla incoscienza. [...]"

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STRALCI  DALL'OPERA

Con le invasioni barbariche, morto il precedente fattore d’unificazione dei popoli cioè l’Impero romano d’Occidente, ne è caduto il modo d’intendere l’uomo; ma se le invasioni hanno vanificato la possibilità della civile convivenza, i cristiani sono persone costruttive, nell’amore concreto per gli altri, e colme di speranza nella Salvezza eterna; essi dunque prendono iniziative. Si tratta della fede di un popolo, l’insieme dei cristiani che si chiama Chiesa, e non di soli individui chiusi nel loro personale rapporto con Dio come sarà invece secoli dopo in ambiente protestante. L’assemblea dei cristiani, nel suo allargarsi missionario, chiama i popoli barbari alla fede e insieme alla civilizzazione, creando la civiltà medievale cristiana. Questa produce risultati pratici grandi, come la ricostruzione di città in rovina, la diffusione dell’alfabeto sino a zone europee estreme, la bonifica di terre non coltivate. Intanto nei monasteri si salva la cultura grecoromana, grazie ai copisti: senza la Chiesa essa si sarebbe persa irrimediabilmente.

Si crea l’unità cristiana, fra i diversi popoli di quella che sarà chiamata Europa, grazie ai viaggi e all’opera dei monaci missionari. Si comincia a uscire dal blocco degli stati sociali organizzato da Diocleziano che aveva legato i coloni alla terra e bloccato ciascuno nella propria condizione. L’abolizione dello stato di servo della gleba avrà mèta più lontana, ma già ora incomincia un passaggio dal basso all’alto fra le classi; un servo può divenire prete – sposato, se vuole – vescovo(12), docente nei monasteri e presso le cattedrali e, quando nasceranno, nelle università. I servi della gleba non sono più considerati alla stregua di schiavi, quanto meno istituzionalmente anche se il comportamento concreto del padrone dipende dalla sua coscienza, realmente cristiana o no; il nuovo concetto ufficiale è ch’essi sono legati al padrone da un principio di fedeltà, non di proprietà, e che prima del padrone viene Dio. È un salto grande rispetto al mondo greco-romano, anche se oggi potrebbe non apparire gran cosa a chi non sappia che la Storia seria vuole ci si cali il più possibile nello spirito del tempo indagato, che non si giudichi con la mentalità odierna. Per quanto riguarda, in senso stretto, la plurimillenaria schiavitù, nonostante le resistenze dei padroni comincia a svanire e alla fine del decimo secolo scompare anche nelle regioni europee più lontane. Il Cristianesimo è annunciato al mondo come esperienza esistenziale: sì ora, prega, ma pure infaticabilmente labora: compreso il lavoro culturale. Assistiamo dal VII secolo a uno sviluppo culturale grande, che porterà nel millennio successivo alle università. Il Cristianesimo civilizza costruendo europei fondamentalmente uniti grazie alla fede, come mai più lo saranno, almeno per ora. Non si tratta d’un’unione politica ma spirituale, dove ogni popolazione mantiene la sua autonomia ma si considera congiunta in Cristo con le altre: tutto il contrario di quanto sentiranno gli europei durante le due grandi orride guerre del laico secolo XX. La nuova civiltà cristiana ha fede nella Rivelazione come fonte di conoscenza su cui la ragione deve esercitarsi secondo l’esperienza nel mondo, ha l’amore e il rispetto della libertà della persona come norma nei rapporti umani, l’impegno verso gli altri, a seconda dei talenti che Dio ha donato al singolo, come obbligo per la Salvezza.

Essenziale è il principio che tutti devono rendere conto a Cristo, anche chi detiene il potere; anzi questi per primo deve avere un comportamento cristiano e rispettare la libertà di coscienza dei governati. Non è sempre così, di fatto, per tutti i potenti e meno ancora lo sarà dopo il 1000, anche per membri della gerarchia ecclesiastica, ma in questo caso, se identificati, i cattivi capi devono perdere il loro seggio e se a volte la Chiesa, neppure con la scomunica, ha la forza di abbatterli, nessuno deve loro obbedienza perché essi sono contro Gesú-Dio e, quindi, contro la persona cristiana.

È secondo questa logica che si deve considerare la lotta per le investiture fra Papato e Impero che avrà inizio nella seconda metà dell’undicesimo secolo e solo formalmente si concluderà nel 1122 con l’accordo di Worms, continuando di fatto sino a Papa Bonifacio VIII.

[OMISSIS]

 L’anticristianesimo è immediato e sistematico in Unione Sovietica, dove l’ufficiale ateismo marxista di Stato si attua con la persecuzione dei credenti, fino agl’internamenti nei famigerati GULAG quando non alla messa a morte, con la distruzione di simboli e la distrazione nell’uso di spazi religiosi; le chiese sono indirizzate a fini civili, a volte assai bassi, per esempio in zone rurali quali stalle. Per quanto riguarda il regime fascista, considerando che in Italia la stragrande maggioranza della popolazione è cattolica e vi ha sede il Papato che ha un séguito mondiale, non assistiamo a un attacco diretto contro la Chiesa, nonostante l’ateismo personale di Mussolini e di molti gerarchi: è nota l’idea del dittatore su Gesú, da lui espressa a membri del suo entourage: "Gesú? Un piccolo ebreo che ha fatto la fine che si meritava"; il regime cerca vie traverse: il Concordato del 1929 con la Santa Sede è uno strumento per cercare d’attirare il consenso dei cattolici allo Stato fascista(16) ateo. Lo scopo della Santa Sede è a sua volta meramente concreto: guadagnare spazi di evangelizzazione nello Stato fascista, sebbene Mussolini proclami solennemente: "Tutto nello Stato attraverso lo Stato e con lo Stato: niente fuori dallo Stato". Già nel 1931 dalla Santa Sede si minaccia di denunciare il Concordato a causa della concezione fascista dello Stato stesso, divenuta addirittura idolatra. Ciò non avviene in quanto si considera che la situazione dei cattolici peggiorerebbe, però resta chiaro in Vaticano che si tratta d’una costrizione cui la Santa Sede s’è assoggettata per dare spazi di libertà al Cattolicesimo. Non va tuttavia taciuto che ci sono prelati che in quel tempo vedono assai positivamente il Fascismo e altri che, quanto meno, l’accettano volentieri nel pensiero che, a differenza del Comunismo, con cui nessun concordato è immaginabile, il Fascismo non manifesta l’intenzione aperta di distruggere la Chiesa; ci sono coloro che definiscono Mussolini l’uomo della Provvidenza: forse non direttamente il Papa Pio XI, come invece comunemente si dice, ma certo prelati molto vicini al Soglio e non smentiti dal Pontefice. Resta il fatto che per la Santa Sede il fine dell’accordo è in sostanza il minor male, che ci sono sicuramente vantaggi per l’evangelizzazione in Italia e che il Papa non esita a chiaramente esprimere in più encicliche l’inconciliabilità fra totalitarismi e Cristianesimo, per cui nel complesso il bilancio del Concordato con l’Italia, durante il Fascismo, può ritenersi positivo per il Cattolicesimo. Non si può dire la stessa cosa per quello con la Germania nazista, concluso il 20 luglio 1933, a differenza del primo su iniziativa di Hitler, non della Santa Sede, col tramite dell’ambasciatore cattolico presso il Vaticano Franz von Papen, già Cancelliere tedesco prima di Hitler di cui, insieme al presidente della Repubblica von Hindemburg, aveva favorito l’ascesa al potere; il dittatore tedesco è in assoluta malafede, tant’è vero che, pochi mesi prima durante un pranzo, aveva dichiarato ai suoi stretti collaboratori: "Il Fascismo può fare, se vuole, in nome di Dio la sua pace con la Chiesa. Lo farei anch’io, perché no?! Tuttavia estirperò ogni forma di Cristianesimo dalla Germania. O si è cristiani o si è Tedeschi!". Risulta da discorsi di Hitler e diari dei suoi collaboratori che lo scopo del dittatore è tattico, tranquillizzare per i primissimi tempi i molti cattolici tedeschi per non averne l’opposizione politica, mentre il suo fine strategico è la soluzione finale anche per la Chiesa, così come ordinerà al suo gerarca Martin Bormann nel 1941. Per la guerra in corso, rimanda la distruzione del Cristianesimo al momento della vittoria, in quanto non pochi soldati sono cristiani; consente loro persino di avere cappellani militari cattolici e protestanti per l’assistenza religiosa; ma ancora una volta solo tatticamente. Hitler considera il Cristianesimo come la continuazione dell’Ebraismo e, sulla scorta del Comte, ritiene che sia stato inventato dall’ebreo Paolo. Sa perfettamente che l’etica cristiana si oppone assolutamente al Nazismo. Inutilmente le gravi e poi gravissime persecuzioni anticristiane successive al Concordato con la Germania vengono stigmatizzate dai vescovi tedeschi, e dallo stesso pontefice Pio XI con la durissima bolla Mit Brennender Sorge del 4 marzo 1937, in lingua tedesca per essere intesa da tutti. [...] [Nei paesi democratico-parlamentari] Le élites politiche liberaldemocratiche non hanno avuto e non hanno che il freno dell'opinione pubblica, ma questa è sempre stata indirizzabile grazie ai mezzi di comunicazione. Al più può accadere a ogni nuova elezione che gl’interessi di un’élite sostituiscano quelli di un'altra. Non è l'immaginaria sovranità popolare che può trattenere i governi dagli eccessi, ma la possibilità che l'élite all'opposizione indirizzi a sé più voti nelle elezioni successive e sostituisca quella in carica, come dimostra l’esperienza è già avevano ben teorizzato, oltre un secolo fa, il Mosca e il Pareto: un po’ meglio che nelle dittature, ma non abbastanza per parlare di sovranità popolare, di soggetto umano protagonista e di società coincidente con lo Stato parlamentare. Per esempio, i vessatissimi contribuenti italiani desiderano che i politici nazionali e locali riducano di molto a sé e ai tantissimi alti funzionari pubblici gli stipendi, le liquidazioni e le prebende varie e, inoltre, che essi diminuiscano in modo significativo il loro numero debordante, e la cosa è ben nota ai vertici, ma gl’interessati cincischiano, esitano, abbozzano, poi al massimo si tolgono pochissimo dei guadagni e persino, qua e là in sedi locali, trovano altre vie, meno appariscenti, per introitare denari al posto delle cifre eliminate, mentre il numero dei nostri rappresentanti politici nazionali, regionali, provinciali e comunali, se decresce, s’abbassa in modo quasi insignificante.

Note

[...]

(16) Non si tratta però, contrariamente a quanto comunemente si dice, di un accordo tra la Chiesa cattolica, cioè tra l'assemblea dei cristiani cattolici, e lo Stato fascista. Né la Santa Sede né lo Stato della Città del Vaticano sono la Chiesa: precisamente, la prima ne è solo una parte. Il Concordato, che si basa sul Trattato del Laterano dell'11 novembre 1929, è un accordo politico tra Santa Sede e Stato italiano. Lo Stato della Città del Vaticano nasce proprio con l'articolo 26 del Trattato, col quale viene restituita al Papa una piccolissima parte dello Stato della Chiesa conquistato dal Regno d'Italia. La Santa Sede è ente spirituale, formato dal Pontefice e dai suoi funzionari, però pur essendo tale e non ente statuale, è già tradizionalmente soggetto di diritto internazionale, del quale la consuetudine è fonte. Inoltre questo le era stato riconosciuto dal Regno d'Italia con la legge delle Guarentigie pontificie del 13 maggio 1871, che le garantiva le tradizionali prerogative diplomatiche. Col Concordato il riconoscimento viene ribadito, nell'articolo 2 del Trattato. Dunque la Santa Sede può stipulare validamente l'accordo, anche se non è uno Stato, in quanto è comunque un soggetto politico di diritto internazionale; e col medesimo si aggiudica di nuovo un ente territoriale, lo Stato della Città del Vaticano, che rende i Papi liberi da interferenze straniere (provvidenziale era però stata la caduta dello Stato Pontificio: concordo col Frossard che la teocrazia è uno dei peggiori regimi!). A puro titolo informativo: il Trattato del Laterano, e quello che l'ha sostituito sotto il Governo Craxi, non impegnano in coscienza i cattolici in quanto non riguardano questioni di fede. In genere, non è vero che ogni volta che un Papa parla ci sia al riguardo un vincolo per i credenti. Ciò vale solo quand'egli dichiara espressamente che si tratta di un dogma. Due soli sono i dogmi proclamati da un Papa negli ultimi due secoli, l'Immacolata Concezione (cioè Maria concepita senza peccato originale, non Maria sempre vergine come non pochi laici interpretano con ignoranza) e l'Assunzione di Maria in Paradiso in corpo e anima. In tutti gli altri casi si tratta del pensiero di un Papa, che non tocca chi senta diversamente in buona coscienza, cioè per altruismo e non per egoismo.

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INDICE

Capitoli e Paragrafi

I – "NON C’È PIÙ RELIGIONE"

II – LAICISTA

1. Il progetto d’una società senza Dio

2. Laico e laicista

3. Il trionfo del laicismo

III – DAL CRISTIANESIMO AL LAICISMO:

1. L’umanismo cristiano antico

2. L’umanismo cristiano durante l’Alto medioevo

3. L’inizio della crisi

4. La crisi della persona cristiana

5. La soluzione di continuità con la tradizione cristiana

6. Lo Stato eticamente assoluto

7. L’anticristianesimo storico-filosofico e scientifico

8. Lo Stato laico liberale e democratico

9. Lo Stato totalitario ovvero la Religione-Stato

10. Dunque, Stati diversi, anticristianesimo comune

11. "Perché non possiamo non dirci cristiani" (Benedetto Croce)

12. Il fallimento delle speranze di Herbert Spencer

13. La volontà di coscienza

NOTE

BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE

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