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DAL N. 43 DEL GIUGNO 2004 DI "FUTURE SHOCK"

[Direttore Prof. Antonio Scacco, Via Papa G. Paolo I,  6/M - A, 70124 Bari - La rivista ha pure un'edizione elettronica]

Philip José Farmer, Cristo marziano, romanzo, traduzione di Riccardo Valla, Editrice Sevagram s.n.c., 1984 (pure nei Classici Urania 175, Mondatori, 1991) - Titolo originale Jesus on Mars, 1979.

Recensione

            La biografia di Philip José Farmer recita che quest’autore ha una complessa genealogia che va dalla nazione pellerossa Cherokee a sei paesi europei, fra cui l’Inghilterra e la Scozia; non la Spagna però – né il Messico – nonostante così appaia dal suo secondo nome: in origine era il femminile Jose, ereditato da una nonna e il Farmer l’aveva poi mascolinizzato; dopotutto una bizzarria, fra altre di questo scrittore, in un paese percorso da un più o meno sotterraneo o manifesto razzismo come gli Stati Uniti, dove i cittadini d’origine ispanica sono considerati un po’ meno valenti dei purosangue di stirpe anglosassone. All’eccentricità del Farmer pare abbia contribuito un’educazione decisamente puritana nel clima d’un certo protestantesimo non tanto adoratore del Dio-Amore rivelato da Gesú, quanto piuttosto sottomesso alla severa figura del Dio vetero-testamentario, o meglio a certi suoi aspetti, dato che l’immagine del Misericordioso appare già in vari punti dell’Antica Scrittura. Si suppone, da parte di certa critica influenzata dalla psicoanalisi e dalle dottrine che ne sono derivate, che per reazione lo scrittore sia stato condotto a inserire nei suoi romanzi e racconti, ove più ove meno secondo varie gradazioni e combinazioni, argomenti religiosi e situazioni erotiche, in certe opere fino alla pornografia: può darsi, sebbene personalmente il sottoscritto, sulla base della teoria della scienza di Karl R. Popper, non creda poi molto alla psicanalisi e alle sue figlie: non potrebbe trattarsi, anzitutto, del desiderio di scandalizzare per creare clamore? Comunque sia, come lo stesso titolo denuncia, “Cristo marziano” appartiene al filone religioso, mentre il sesso vi appare marginalmente.Questa storia m’è parsa piuttosto tediosa, nonostante l’intenzione del Farmer di stupire e interessare mettendo in scena uno strano Gesú Cristo guida spirituale-politica del popolo marziano: comunità che presto si scopre in parte terrestre, soprattutto d’origine ebraica, e per il resto sì umanoide-aliena, ma della stirpe Krish proveniente da un lontanissimo mondo. In breve, la prima spedizione umana su Marte individua una grande nave spaziale sepolta. I quattro astronauti, il comandante Richard Orme e due uomini e una donna la cui psicologia è a malapena tracciata dall’autore, sono catturati dai marziani e si ritrovano prigionieri in una città sotterranea illuminata da un sole artificiale, che di notte si muta in luna, nel quale vive normalmente Gesú. Di tanto in tanto egli scende planando, senza bisogno d’un veicolo, e si presenta per dare direttive al popolo e per vivere qualche giorno con Myriam, sua moglie: per precisa scelta di Cristo, essendo d’accordo la consorte, la coppia non ha figli perché, afferma Cristo parlando con l’Orme, sarebbero d’ostacolo alla sua missione; per questo, precisa, sulla Terra duemila anni prima era rimasto scapolo, contro le usanze giudaiche. La comunità marziana si definisce cristiana ma i suoi usi socio-religiosi, sia pure con alcune, secondarie modifiche dovute al particolare ambiente marziano, sono quelli classici ebraici, comprese le prescrizioni formali abolite da Gesú secondo i Vangeli. Si viene a sapere che verso l’anno 50 del I secolo i Krish, giunti sulla Terra con un’astronave – quella poi finita sepolta su Marte –  avevano rapito persone, di varie etnie ma in prevalenza ebree, tra cui il tredicesimo apostolo Mattia, quello che nel Nuovo Testamento, Atti degli apostoli, è eletto al posto del suicida Giuda Iscariota; e tra i sequestrati era apparso Cristo. In una battaglia spaziale con altri alieni la nave era stata colpita e aveva dovuto riparare sul pianeta rosso. Su Marte anche i Krish s’erano convertiti alla fede predicata da Mattia e avvallata da Gesú con la sua stessa prodigiosa presenza, e questa fede era rimasta vivissima presso i discendenti marziani delle due razze. Non si tratta però veramente della religione cristiana, Cristo non è visto da questi fedeli come Dio, è ritenuto un uomo adottato da Jahvé durante il battesimo di Giovanni: come appare subito a chi conosca a sufficienza la storia del Cristianesimo, l’autore si riferisce alla setta ebionita, di cui non si hanno più notizie dopo III secolo: si trattava di ebrei cristianeggianti che non riconoscevano la Trinità e dunque la divinità di Gesú, né il suo concepimento verginale; per loro egli era figlio carnale di Giuseppe e fratello di sangue dell’apostolo Giacomo detto il Minore, ed era stato reso immortale da Dio grazie al battesimo; per questo, sempre secondo gli ebioniti, mai egli aveva patito né era salito a morire sulla croce: al suo posto, era stato crocifisso Simone il cireneo.[1] Dunque nel romanzo il Cristianesimo non c’è; e, come sarà – quasi – svelato dal Farmer, forse l’autore non parla del Gesú storico; ho scritto forse perché lo scrittore resta nell’ambiguità. Questo suo Gesú afferma sorridendo, rivolgendosi al comandante Orme, di volergli presentare una semplice ipotesi: egli sarebbe in realtà un extraterrestre immortale fatto di pura energia che, oltre duemila anni prima, s’era insinuato nell’astronave Krish, quando questa aveva visitato il suo remoto pianeta, e che aveva continuato a ricaricarsi – a mangiare –  nei reattori nucleari della stessa nave, prima, e poi nel sole in bottiglia della comunità su Marte. L’alieno, se davvero è tale, può fare prodigi grazie alla sua natura, come volare e far volare e assumere qualsiasi forma, compresa appunto quella di Gesú del quale ha conosciuto la storia sondando la mente dei giudei rapiti dai Krish durante la sosta in Palestina. Dunque un alieno? Mah! Visto l’obiettivo che questo Cristo si prefigge, la conquista della Terra, appare verosimile ch’egli stia, davvero, solo scherzando, e che si tratti del vero Gesú: egli rischierebbe infatti, se ritenuto dagli astronauti un semplice extraterrestre, di non acquistarsi la loro devozione religiosa, che gli è utile per il suo gran progetto; forse egli è davvero quel Cristo, reso immortale e dunque mai morto e mai risorto, quel Gesú degli ebioniti assai diverso dalla figura divina-umana predicata dalla Chiesa: per chi non lo sapesse, il Cristianesimo non si basa sulla propria dottrina ma, inderogabilmente ed essenzialmente, sul fatto storico della risurrezione di Cristo da morte[2], la quale dimostra ch’egli oltre che uomo è Dio e che quanto ha detto è Parola divina. Resta comunque il fatto che per il Farmer il vero Cristianesimo è l’ebionita e non quello del Nuovo Testamento. Si può facilmente opporgli che resta semplicemente da dimostrare questa sua congettura, e inoltre che appare poco verosimile che una setta locale rimasta sempre con pochi adepti e presto scomparsa fosse la portatrice del vero Gesú, e ancora che i testi sacri del Cristianesimo, già predicato oralmente dalla Chiesa fin dagli anni 30, scritti fra il 50 e il 90, contengano mere fantasie dei redattori: sono stesi da molte persone appartenenti a comunità cristiane diverse e, ciò nonostante, sono in accordo sull’essenziale figura di Cristo il Risorto.[3] Certo prima di stendere questo romanzo il Farmer s’era ben documentato sugli antichi costumi socio-religiosi ebraici, sull’eresia ebionita e sulla storia del primo Cristianesimo e sicuramente sapeva che l’apostolo Giacomo il Minore aveva retto la Chiesa di Gerusalemme dopo Pietro, e che per alcuni critici del Cristianesimo, con cui lo scrittore in sostanza concorda, questa sarebbe stata in realtà la comunità ebionita; ma tutti loro non considerano l’Epistola del medesimo Giacomo, da cui risulta lo stesso Cristianesimo che conosciamo dagli altri libri del Nuovo Testamento, non quello ebionita. Eppure, qualche lettore non informato potrebbe accogliere come vera l’idea  del Farmer, in quanto questi sa essere verosimile su tali cose, anche se non sempre nella costruzione della trama. Nel finale il Cristo farmeriano sbarca sulla Terra con astronavi nuove di zecca, insieme ai suoi marziani e agli astronauti terrestri, convertiti alla sua religione, e si accinge alla conquista del pianeta, vanamente stigmatizzato quale anticristo dal papa e dagli altri vescovi occidentali e orientali. Si preannuncia così la rinascita dello pseudocristianesimo ebionita e il crollo della Chiesa sulla Terra, dove il vero/falso Gesú costruirà un’era di luce. Quest’ultima parte del romanzo mi pare poco convincente: tirata via, senza gran verosimiglianza. Il compito di fondo che il Farmer s’era, non improbabilmente, posto, quello di attentare al Cristianesimo, si rivela impari alle sue forze.

Guido Pagliarino

           


 

[1] Ne ho trattato, pp. 38-39, nel mio saggio “Cristianesimo e Gnosticismo: 2000 anni di sfida”, Prospettiva editrice, 2003, cod. ISBN 8874181779.

[2] Cfr. nel Nuovo Testamento 1 Cor 15, 12-20 [Prima lettera ai Corinti di Paolo, capitolo 15, versetti da 12 a 20].

[3] Cfr., pp. 107-148,  il mio saggio “Gesú, nato nel 6 ‘a.C.’, crocifisso nel 30, Prospettiva editrice, 2003, cod. ISBN 8874180721