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RECENSIONE DI SANDRO GROS PIETRO, SULLA RIVISTA VERNICE, n. 40 anno XV - 2009, DEI due LIBRI DI POESIA DI GUIDO PAGLIARINO:
SALIRE IN ALTO - POESIE 1975 - 2005
(1° PREMIO assoluto al Concorso Mario Soldati 2008 del Centro Studi e Ricerche "Mario Pannunzio")
e
CENTRO STORICO - PORTA PALAZZO E DINTORNI 1990, POEMA EPICO
(PREMIO SPECIALE alla XIX Edizione Premio Letterario "Città di Pinerolo" 2008)
Notizie
CRESCE L'lMMAGINE
E L'lMPEGNO
Dl GUIDO PAGLIARINO
Non conosce pause 1'attività dello scrittore torinese GuidoPagliarino, che ha vinto il primo premio assoluto di poesia indetto dal Centro Studi Mario Pannunzio e dedicato alla memoria di Mario Soldati, con il libro Satire in alto. Poesie 1975-2005. Si tratta in realtà di poche poesie, appena trentatré, ma tali da aprire una panoramica molto ampia sulla personalità, la cultura, gli interessi dello scrittore. Come è doveroso da parte del lettore attendersi, le poesie - che coprono un arco trentennale di produzione - non possono essere marchiate da una sola cifra formale e contenutistica, ma giustamente rappresentano un ventaglio di soluzioni e prospettive differenti. Tuttavia, è possibile individuare un ubi consistam dello scrittore, che è caratterizzato dalla sua fede religiosa o meglio ancora dalla sua capacità di lettura del mondo (e in particolare del fenomeno miracoloso della vita) in termini metafisici, cioè eventi con una scaturigine misteriosa e incorruttibile collocata al di là del mondo fenomenico, in una dimensione astratta e definitiva, che è imperscrutabile - almeno per ora - dalla logica imperfetta e definita degli uomini, i quali rimangono dei Peter Pan, eterni fanciulloni che vivono dentro una fiaba, coltivano 1'utopia di un'isola che non c'è e sognano di volare con 1'uso della polverina magica. C'è, dunque, una dimensione orfica ed enigmatica nella poesia di Pagliarino, che si muove per voli pindarici la cui rotta non è facilmente riconducibile alle usate mappe della poesia accademica. Ma c'è anche la capacità di rifarsi puntigliosamente alla cronaca dei tempi suoi e di proporsi come attento lettore di fatti drammatici o addirittura tragici dei nostri giorni. Più in generate, però, in Pagliarino trionfa da un lato 1'ironia sarcastica e dissacratoria con cui mette a nudo i tanti palloni gonfiati che si pavoneggiano alla fiera delle vanità, ma d'altro canto trionfa in modo speciale e superiore una luminosa accettazione della vita e di tutti i suoi modi di manifestarsi, una pandemica contaminazione partigiana per i difetti e le speranze dell'uomo invade 1'anima del poeta e lo porta ad amare i nostri limiti di cecità, ma riverberati da una luce a noi superiore. E una poesia capace di elevare il gusto del lettore e di conciliarlo con una visione più serena e profonda della vita.
Con il poemetto di epica metropolitana Centra Storico Porta Palazzo e dintorni 1990, la cui ideazione iniziale risale al 1990, come lascia intendere il titolo, Pagliarino ha vinto la quattordicesima edizione del Premio Letterario Pinerolo[1], la composta cittadina, d'antica tradizione valdese, sita all'imboccatura della Val Chisone, nelle Alpi Cozie piemontesi. Nel poema, che quasi per scommessa si compone di mille versi, dalla metrica innovativa di un senario agganciato a un novenario fino a comporre un iperverso di quindici sillabe, Pagliarino affabula le vicende di alcuni personaggi, ad incastro fra loro, tratti da figure che popolano e caratterizzano il cuore pulsante dell'antico mercato popolare di Piazza della Repubblica, una volta nota come Porta di Palazzo, perché proprio lì si affacciava la porta esterna dei giardini annessi al Palazzo Reale, residenza principale della dinastia Savoia. Chi conosce i ritratti di Torino elaborati da Augusto Monti, Edmondo De Amicis, Guido Gozzano, Nino Costa e Giuseppe Pacotto troverà fatica a riconoscere la stessa città nel ritratto che ne fa Pagliarino. Eppure sì, le cose oggi stanno proprio cosi, come ce le dipinge lo scrittore torinese d'attualità: la città si è allontanata dal suo passato più recente, di quando aveva meno di mezzo milione di abitanti, quasi tutti torinesi o valligiani discesi dalle valli della provincia torinese per inurbarsi alla fine dcll'Ottocento; oggi la città è arrivata ad essere un unico comprensorio metropolitano che supera i duemilioni e duecentomila abitanti, che ha fuso insieme una decina di comuni stellari circondanti la città di Torino propriamente detta. Ma ciò che più conta, oggi Torino è una città multietnica, con fortissima presenza di arabi, cinesi, albanesi, rumeni, che hanno di molto soffocato le migrazioni interne provenienti dal Sud del Paese. Pagliarino ha il merito di fermare 1'evoluzione storica di questa città agli inizi degli anni Novanta dello scorso millennio quando ancora l’anima meridionale di Torino era la componente egemonica dell'immigrazione in città. Oggi si dovrebbe parlare di un'anima bipolare, marocchina e cinese.
Intensissima, nel corso dell'anno, è stata anche 1'attività di saggista svolta dallo scrittore Guido Pagliarino, che ha fatto uscire una riedizione del saggio Il Dio col grembiule, apparso in prima edizione nel 2006, e il breve saggio storico-sociale La volontà di coscienza.
S.G.P.
(Sandro Gros Pietro)