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(Da TALENTO n.1/1999)

Spigolature religiose: È davvero satana la causa del   peccato?

 

Durante il Battesimo e in occasione di ogni rinnovo dei voti battesimali, come nella Messa di Pasqua, viene rivolta al fedele la seguente domanda: "Rinunci a satana, origine e causa di ogni peccato?".

Sarebbe opportuno che la formula venisse modificata, in quanto contiene almeno un errore e, se presa alla lettera, potrebbe addirittura indurre il cristiano all'eresia che fu degli albigesi / càtari e prima di loro degli zoroastriani e dei manichei, condannata dal Concilio Lateranense IV, che esista un principio, un controdio del male.

La scuola cristiana Didaskaleion di Torino, diretta dal professor Pier Ottaviano, salesiano, ha svolto in merito una ricerca teologica.

Si può accettare la parola origine se ci si riferisce alla tentazione, comunque s'intenda il diavolo tentatore: si veda in proposito un mio articolo nel numero 2/1998. Se invece con origine s'intende, in senso stretto, il primo principio da cui una cosa è, si cade nell'eresia. il diavolo, comunque lo si intenda, è creato, viene da Dio. Solo Dio è Principio di tutto: anche della libertà che ci ha concesso.

Causa è senz'altro da respingere. Cosa si può infatti etichettare con questa parola?

Comunemente, s'intende quanto produce un effetto. Se dunque è il diavolo la causa del peccato, questo dipende totalmente da lui e l'essere umano è sempre innocente perché non ha la libertà di scegliere o no il male ma è satana che sceglie il male per lui.

Secondo la teologia, i concetti di causa sono sei. Vediamo.

1) Causa esemplare: Modello del giusto è Dio, bene assoluto: l'esempio di vita da seguire per un cristiano è quello di Gesù Cristo. Dio vuole sé ed il mondo per sé: al di fuori di ogni egoismo, sia chiaro, dato che il limitato creato non può in alcun modo aumentare Dio che è infinito. Il peccatore, facendosi dio, vuole a sua volta inutilmente! - sé ed il mondo per sé, non Dio ed il mondo per Dio. In altre parole, ha sì a modello Dio ma per fare se stesso dio scegliendo la propria volontà di potenza invece di indirizzare il suo volere a quello di Dio: si veda nella Genesi il simbolico cibarsi del frutto dell'albero del bene e del male, cioè di tutto l'esistente dato che l'espressione bene e male nell'antico linguaggio ebraico significa tutto il creato: sono Adamo ed Eva a scegliere liberamente di farsi simili a Dio; il serpente li ha solo tentati, è stato origine nel senso di tentazione ma non causa. Si veda, quale caso di gravissimo attacco a Dio, la filosofia niciana con il suo oltreuomo - o superuomo, come comunemente si traduce - che sceglie di essere dio di se stesso. Quanti piccoli e piccolissimi oltreuomini egoisti e nichilisti nell'odierna società!

2) Causa materiale: questa causa materiale, cioè la materia del peccato, consiste nell'agire peccaminoso esterno non necessariamente voluto e quindi non senz'altro colpevole -. La teologia etichetta questo atto esterno peccaminoso con le parole peccato materiale. Non è il diavolo ad agire ma la persona: vedremo più avanti se liberamente o no.

3) Causa formale: la realtà in sé, la causa formale - o essenziale, o ideale, fa lo stesso, dei peccato è la cattiva decisione del singolo essere umano. In teologia si dice peccato formale. E' l'uomo e non satana che sceglie di peccare, cioè nel caso del cristiano di non seguire l'esempio di Gesù Cristo, in quello del buddista di non seguire l'insegnamento del Budda, nel caso del laicista di non rispettare l'etica che riconosce come tale, ad esempio quella di Seneca, e così via.

4) Causa strumentale: satana non è tale. Infatti lo strumento che l'uomo usa, appunto la causa strumentale, per compiere il peccato è il proprio corpo, non il diavolo.

5) Causa finale: lo scopo del peccato è il proprio piacere, non satana; scopo peraltro che si rivela fallace perché questo fine, o causa finale che dir si voglia, ha come reale compenso il cadere eternamente nel nulla, o l'inferno se si preferisce dire così, non l'eterna felicità in Dio: eventuale pentimento a parte, ovviamente.

6) Causa efficiente: tale non è il diavolo, ma la libertà dell'essere umano di non scegliere secondo la verità che conosce: scegliere secondo la verità conosciuta, nell'altruismo = essere giusti davanti a Dio, scegliere contro la medesima, nell'egoismo = essere peccatori. Che l'uomo sia libero è insegnato dalla Chiesa fin dall'inizio. Non avrebbe senso parlare di Paradiso (Dio, l'Essere) e di inferno (nulla) se non ci fosse la libertà ma la predestinazione, quest'ultima condannata più volte dalla Chiesa nel corso dei secoli: si tratterebbe di un Dio capriccioso ed ingiusto, o meglio di un non - Dio, dato che Dio è la perfezione assoluta e questa non può non comprendere i beni della giustizia e della libertà. Altrimenti, checché ne pensassero Lutero e Calvino, Gesù - Cristo - Dio alla fine separerebbe i capri dagli agnelli senza loro demerito o merito, ingiustamente.

E' necessario precisare che la libertà si trova esclusivamente nella coscienza dell'uomo, non nell'azione. Consiste nello scegliere in buona coscienza o in cattiva coscienza, cioè, come ho detto prima, secondo o contro la verità che si conosce. Ciò significa che due persone possono scegliere diversamente tra loro, possedendo dati diversi, pur essendo entrambe giuste o entrambe peccatrici.

Se, ad esempio, l'una è cristiana e dunque non crede, in base alla Lettera agli Ebrei, che ci sia reincarnazione e l'altra è induista e invece crede alla medesima, la prima sarà giusta predicando che si vive una volta sola e poi vengono l'Essere o il nulla e la seconda predicando che a seconda delle proprie scelte buone o cattive ci si reincarnerà, poniamo, in un sacerdote o in un paria, o addirittura in un animale.

Quando si inizia ad agire, la libertà cessa perché il risultato della propria azione dipende esclusivamente dalla Provvidenza, che guida tutta la Storia al fine del solo vero bene, il Regno dei Cieli (Dio) per il genere umano. D'altronde anche il non credente deve per lo meno ammettere che quando agiamo il risultato non dipende più interamente da noi ma dalle circostanze, dall'ambiente e in particolare dalle decisioni degli esseri umani che interagiscono con noi: anche così, non si può parlare di libertà nell'agire; solo nello scegliere. Ad esempio, una persona sceglie di sparare a un nemico, e da questo preciso istante è peccatrice; ma la pistola s'inceppa o intervengono altre persone che disarmano quella persona prima che abbia schiacciato il grilletto.

Il peccato materiale non c'è ma la persona resta peccatrice - peccato formale, che è quello che conta davanti a Dio - fino a quando non si penta. Oppure, ella sceglie di visitare un malato per confortarlo, e da questo preciso momento è giusta davanti a Dio, ma contrattempi possono impedirglielo: anche se non ha potuto fare il bene, ella resta giusta.

È così che si conciliano libertà dell'individuo e provvidenza onnisciente di Dio, senza che entri in gioco la predestinazione degli esseri umani a salvarsi o dannarsi: se si sceglie di agire in buona coscienza sulla base dei dati che si posseggono, sicuramente si sceglie bene e ci si salva, indipendentemente dal possibile risultato cattivo - peccato materiale - dell'azione: il fedele crede, o dovrebbe credere, che comunque anche azioni che portano ad un dolore umano sono, nella Provvidenza, al fine del Bene trascendente degli uomini; basti pensare alla Croce, in sé sofferenza ma strumento di Bene, cioè della Resurrezione con la sua Redenzione del genere umano: quindi un bene, perché strumento di Bene. Ciò non toglie il peccato, nell'ipotesi che fossero in mala fede, dei sacerdoti che vollero crocifiggere Gesù. Se invece, com'è possibile, erano in buona fede, se cioè erano convinti che la morte del Cristo fosse per il bene d'Israele, essi non avevano peccato, pur derivando dalla loro decisione il peccato materiale delle sofferenze e della morte di Gesù. Lo stesso vale per Giuda.

Sì, siamo noi con la nostra libera scelta e non satana la causa del peccato - formale! -; e sottolineo che è questo che ci allontana da Dio: non l'azione, che dipende dalla Provvidenza.

"... dunque Dio sarebbe causa dei peccato materiale?!" mi si potrebbe chiedere a questo punto. Non voglio scandalizzare nessuno. Una volta, al sentirmi dire quanto seguirà, un caro e pio amico mi buttò sulla faccia: "Bestemmiatore!"; ma sbagliava, perché bestemmia, o comunque se in buona fede errore, sarebbe pensare Dio non onnipotente, così come in uno dei suoi ultimi libri un biblista naif da non molto deceduto il quale, in sostanza, riteneva l'incarnazione un fallimento in quanto era rimasto sulla terra il dolore.

Ebbene, poiché Dio è Principio - od Origine in senso stretto - di tutto ciò che esiste, essendo infinito e quindi non esistendo o meglio non essendo un controdio, un principio del male, è certo che il cosiddetto male viene proprio da lui, da Dio, tanto che si tratti dei mali naturali, come i terremoti, quanto dei mali derivanti dai peccati materiali degli esseri umani: se Dio volesse, cioè se lo ritenesse per il Bene, potrebbe impedire sempre gli uni e gli altri.

Solo il peccato formale viene da noi, o meglio dalla libertà che Dio ci ha concesso di scegliere in coscienza per il bene o per il male. Il solo vero male, per un cristiano, è il peccato! Per il resto, meglio parlare di dolore, di sofferenza.

Per fede, e solo per fede, cioè accogliendo per vera la Parola di Gesù, il cristiano accetta che Dio è Padre e non impedisce la sofferenza in quanto questa è per il nostro Bene trascendente; così come lo è stata la Croce di Gesù - uomo - Dio, sicuramente voluta da Dio stesso. Come ci dice il Creatore tramite la penna di Giovanni, prima Lettera, soltanto dopo la morte, quando il Padre si presenterà a noi, finalmente comprenderemo in che modo il dolore sia nel Piano di Bene: lo capiremo perché saremo simili a Dio.

Intanto, possiamo amare il Signore scegliendo di non peccare e agendo verso il prossimo con carità; possiamo amare quell'unico Dio - se non altro per questo, non tutte le religioni si equivalgono! - che ha sofferto come noi, l'unico dunque che, almeno per me, meriti adorazione e non maledizione.

GUIDO PAGLIARINO