(Da TALENTO n. 1/2001)
Spigolature religiose: Sul ritorno di Cristo
Gesú affermò che sarebbe tornato non nel futuro remoto ma in mezzo alla sua generazione: "Non passerà questa generazione, senza che queste cose accadano". I primi cristiani attendevano che molto presto il mondo finisse e ci fosse il giudizio del Figlio dell'uomo, tant'è che si chiedevano che sarebbe avvenuto a quelli di loro che fossero morti un po' prima, rispondendosi che sarebbero risorti per essere giudicati. La generazione passò, non ci fu il giudizio universale e i cristiani successivi si rassegnarono ad attenderlo per un futuro più o meno lontano. Fu infine definita dogmatica l'idea del giudizio individuale alla morte della persona e di quello universale, per gli esseri umani d'ogni tempo, alla fine del mondo.
Gesú aveva anche detto che sulla data della fine del mondo, non sanno nulla "né gli angeli del cielo né il Figlio dell'uomo (nel caso, Gesú nella sua natura umana) ma solo il Padre (quindi anche il Figlio, ma nella sua natura divina)"; perché allora, aveva annunciato il suo ritorno e il giudizio entro la generazione presente? Una contraddizione? No.
Nei Vangeli secondo Matteo, Marco e Luca, il ripresentarsi di Cristo è descritto in toni apocalittici, secondo la mentalità simbolica cara agli ebrei di allora. È nel Vangelo di Giovanni che troviamo chiarificazione. Gesú vi annuncia il suo immediato ritorno e la sua presenza divina per tutta la durata del mondo, impossibile, afferma, finché rimarrà in carne sulla terra: "Non vi lascerò orfani, ma tornerò. Tra un po' il mondo non mi vedrà, ma tra poco mi rivedrà". Aveva pur detto: "... ma quando il Figlio dell'uomo tornerà sulla terra, troverà ancora la fede?"; e infatti, risorgendo, tornando nel mondo, il Cristo non la trova affatto: dopo la Crocifissione, gli apostoli non credono più, si sono nascosti nel cenacolo e cercano solo come fuggire al più presto senza essere catturati, i discepoli di Emmaus già sono fuori Gerusalemme, verso casa. È con la Risurrezione che Cristo riappare in terra ai discepoli, assai presto, solo tre giorni dopo la morte, e più volte nei quaranta (*) seguenti, fondando il suo regno spirituale sulla terra; quindi ascende al cielo sparendo tra le nuvole, cioè, fuor di allegoria, non è più visibile; ma, dalla Pentecoste, il suo Spirito, la persona Spirito Santo dell'unico Dio, continua a sostenere la sua chiesa. In Giovanni la Pentecoste è espressa nel momento stesso dell'apparizione di Gesú ai discepoli: il Risorto soffia su di loro la divina Ruàh (Aria, tradotta Vento in Italiano, o Spirito) li riempie di Grazia e s'instaura il Regno. Negli Atti degli apostoli se ne dà invece simbolo con la discesa su di loro e sugli altri cristiani di fiammelle d'amore.
Dunque, essendosi già ripresentato in forma visibile, forse che Gesú non si presenterà di nuovo alla fine dei tempi nella Parusia? È di fede per i credenti che si ripresenterà; però, non si tratterà dell'aprirsi delle tombe d'ogni tempo di certa iconografia, si veda in particolare il Giudizio universale michelangiolesco. Questa è ancora una volta un'allegoria. Quando si muore, si esce dal mondo-tempo e ci si trova oltre la storia. Vista Di Là, muoiono tutti assieme e il giudizio particolare (non passa nessuna generazione senza il giudizio: compresa quella di Gesú) e quello universale (tutti saranno giudicati) coincidono (**). Dire che Cristo si ripresenterà infine a noi oppure che noi ci troveremo tutti assieme, un istante dopo la morte individuale, davanti a lui, è lo stesso. Con quale metro saremo giudicati per essere indirizzati alla Vita oppure alla morte eterne? Sul nostro amore, dall'Amore.
Guido Pagliarino
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(*)
Nel linguaggio antico ebraico, quaranta significava molto, non necessariamente quel preciso numero. Così, i quarant'anni nel deserto del popolo ebraico fuggito dall'Egitto esprimevano parecchio tempo in anni; lo stesso, in giorni, per la quaresima di Gesú nel deserto.(**) V. del Padre della Chiesa San Giovanni Crisostomo, la “Quarta omelia sul Vangelo secondo Giovanni”.
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