© Guido Pagliarino
L'AMICO
(PADRE CHARLES JEGGE, EREMITA DE IL PRIETTO MONASTICO DI INDIRITTO) (3)
I
Ancor ti sento che mi esorti "Cerca!"
e testimoni lieto del buon Dio
l'assoluta dolcissima Bellezza,
del creatore della Poesia.
"Nel bello cerca, e dentro l'arte trovi
l'immagine divina o nelle stelle;
guarda quell'alba: esulta Egli è risorto
per ogni uomo, e sorge eternamente;
guarda il tramonto: induce a uno Stellato
di luci immenso e colmo d'armonia".
Come più dolce fu gustare il bello,
quanto più chiaro il senso delle cose!
"Un'unità che mai non si riparte
fra Cielo e terra, eternamente sposi,
un'unità fra l'anima e la carne
che è il Cuore stesso dell'Eternità".
II
Fu per Grazia l'incontro: restò breve
l'attesa di conoscermi cristiano
e di sapere finalmente, lieve,
l'amicizia più vera. Mi rammenta
tante cose ora il cuore... d'una volta
che sorridesti: "È ardua l'amicizia
per un monaco e a volte fa soffrire:
la dura lotta per la Vita all'eremo
può dare pena al cuore dell'amico;
anche un sorriso, quand'è troppo, lede
la scelta d'un trappista in gloria a Dio";
ma io non mai soffersi qualche pena,
caro amico del Cielo. Mi ricordo
pace soltanto e il mite tuo sorriso:
mi sorridevi sempre e più ormai prossimo
al tuo ultimo viaggio, al Paradiso.
III
L'amicizia più grande ama il silenzio:
ormai da un anno ti sentivi al culmine,
vicino al Volo, e lo scaldavi in cuore,
mentr'io temevo e lo serravo in petto;
e quando ormai mancava quasi nulla
a ritrovarti in gloria alla Bellezza,
benché stremato ti levasti in piedi
a salutare gli accorati amici,
ultima carità verso il tuo prossimo.
Quanto più grande il tuo pregare adesso,
in Comunione con il Cristo Figlio,
e come piena l'Amicizia a tutti!
e se penando ancora, mille segni
davi del Cielo risanando i corpi
e sollevando l'anime all'Altissimo,
quanti mai ora che hai la pace in Dio?
"La Pace nell'Amore è vera mèta".
IV
C'è al Prietto una cappella tutta in rocchï
che nei lontani tempi era una stalla:
erbe fra pietre, muri diroccati,
forte di Dio, preghiera fra preghiere,
con le tue mani la rendesti santa.
L'Altare, al centro, è una rocciosa lastra
posata sopra un cumulo di pietre,
fra due colonne erette con i sassi
a sostenere la petrosa volta.
Alcune panche in legno per gli amici,
e, dentro un muro, il cuore del Santissimo;
all'altro capo una scultura lignea
del bambino Gesù, semplice, semplice.
Il Sacro Speco era di certo simile.
Entrando all'ermitaggio il mondo cambia.
V'è qualche cosa che fa lieve l'anima
e la parola non può dire appieno.
Fuori è un villaggio antico, come tanti
delle nostre montagne: nell'inverno,
fra paschi brulli per il troppo gelo;
ma a pochi passi appena, nel romito,
la rosa è in fiore ancora nel novembre
coperta, a volte, dalla prima neve,
e già in dicembre spuntano le primule.
Segni? "Li sente l'anima credente,
ma nulla dice un segno a chi non crede.
Bene così: a ognuno il proprio còmpito;
e chi è sincero è in ogni caso in Dio:
ha eroica croce e tanto se ne eleva
chi, non credendo, sia rivolto al vero".
V
Bastava a volte un ceppo, o una corteccia,
o un contorno di fiori in mezzo a un prato
perché vedessi (*) già l'opera d'arte
che avresti dato: "Guarda, sembra quasi
il Volto Santo; osserva, non ti pare
Nostra Signora avvolta in un mantello?"
Ancor ti sento mentre esorti al Bello,
e ti ripenso mentre intagli e forgi,
"nobile gioia, comunione al Vero
ritrovare una forma di bellezza,
anche se solo umana". Una Madonna
tagliata in legno ed un Gesú di ferro
chiodato su una croce immaginaria,
"la croce è il nostro mondo per intero!"
li ho qui dinanzi, tuoi recenti doni
appena prima del sublime Viaggio.
VI
Ora et labora. Adesso il romitaggio
è del tutto silente: ..."Io sono solo,
senza un compagno, senz'alcun discepolo;
ma cosa importa? Il chicco di frumento
non deve forse andare nella terra?".
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(3)
Estratto, con varianti, dal mio poemetto "Padre Charles, l'amico" (Guido Pagliarino).(*) Nella mia intenzione, il soggetto è Padre Charles: ... [tu]
vedessi...