Opere

 

Da "Talento", Lorenzo Editore, n.3/2001

Livio Cerini di Castagnate, A tavola per amare, IdeaLibri, 2000, lire 48.000

Con prefazione dell’anima di Giacomo Casanova, condannata dal sorridente, severo autore a nettarsi ancor oggi in Purgatorio da quei piaceri dei sensi che di già, comunque, aveva scontati negli ultimi anni della propria vita, si apre questa nuova opera di Livio Cerini di Castagnate, scrittore ben conosciuto dagli amanti della raffinata cucina, aspetto tutt’altro che secondario della cultura, parte di storia, tradizioni, geografia... e legato all’arte del buon vivere in pace col mondo, da veri filosofi. La prefazione è anche un’occasione per l’autore di pungere, ma col suo solito garbo, gli usi contemporanei, la dilagante volgarità. Penso che l’aver scelto il Casanova a nume protettore dell’opera, pardon, a sodale anima purgante, sia del tutto felice. Invece un don Giovanni, cui il Cerini accenna proprio in tal senso, col suo egoismo sarebbe stato un cattivo demone; tutt’altro per Giacomo il libertino, nel senso classico della parola, che amò insieme la libertà e ogni donna, con generosità, e cui certamente le cene, cosiddette, afrodisiache offerte alle venerate creature  non furono strumento vile d’assoggettamento di muliebri volontà, ma iniziale dono alle amate, prima di offrire sé medesimo. La seguente introduzione dell’autore è un piccolo amabile saggio, che potrebbe anche essere letto da solo, un organico succedersi  di aforismi, di aneddoti storici, di sagge constatazioni. Nel libro, ha l’essenziale scopo, e l’effetto, d’indurre il lettore a desiderare di  approfondire, forse non tanto o non solo per scovare, se non più giovane, qualche ricetta che rinvigorisca il suo nerbo, ché l’autore si premura sorridendo di non illuderlo troppo, pur non escludendone la possibilità, ma perché lo stile è veramente godibile e, non appena si leggano le prime ricette, se così vogliamo chiamarle, ma sono maggiore cosa, il gusto si sveglia. Confesso che sono andato in cucina a prepararmi una golosa “cioccolata bollente vera”, prima formula proposta nel volume dopo aver trattato delle spezie. Di preparazione in preparazione, giungiamo al capitolo “Per sole donne e uomini soli”, che inizia da Lesbo, alle cui sacerdotesse l’autore consiglia, in sostanza, quanto già suggerito agli uomini e alle loro compagne, quindi passa per i venerdì rispettosi del  magro  della pia Lucrezia Borgia, con mense religiosamente refrattarie alle carni e penitenti sotto “antipasti piccanti e dolci… insalata di lattughine e capperi, di asparagi (…) marzapani, biscotti, pignoccate, cannelli pieni di crema, sfogliate. Il Moscatello scorreva in fiumi chiari dalle anfore alle coppe (…) le vivande cominciarono a ispessire, il lesso di luccio, di storione” e via seguitando: chi sa cosa avrebbe pensato di quel pasto d’astinenza il compianto poeta padre Turoldo, che una volta s’era indignato per un invito a cena, in casa agiata, in un giorno di magro, con l’offerta di polenta al burro e fonduta, tanto da ricordarlo in un suo saggio. Per gli uomini soli, l’autore consiglia, tra l’altro, le ricette dei “Finocchi abbracciati con tartufi neri alla Brunetto Latini” e la “Omelette fourré alla Oscar Wilde”. Il volume si conclude con gl’indispensabili “filtri d’amore”: cocktails e vini afrodisiaci. L’opera è particolarmente curata nella sua veste grafica, nella carta ottima, nella rilegatura; molte divertenti, curiose e rare riproduzioni di stampe, foto e dipinti licenziosi del tempo che fu accompagnano il testo.

Guido Pagliarino