La misteriosa Sindone di Torino

UN EVENTUALE FALSARIO MEDIEVALE SAREBBE STATO IL PIÙ GRAN GENIO DI TUTTI I TEMPI E UN MOSTRO CRIMINALE ASSASSINO.

 

Tutti gli studiosi che hanno avuto direttamente a che fare con l'immagine dell'Uomo della Sindone sono concordi nel ritenere che non si possa produrre nemmeno oggi, coi mezzi attuali. Come fu ripreso e trasmesso a suo tempo per televisione, il professor Delfino Pesce provò a creare il Volto con un particolare metodo di strinatura che contemplava, se ben ricordo quella trasmissione, un bassorilievo (in 3D) deformato in modo tale che  fosse l'immagine (in 2D) ad apparire naturale; ma per tutto il resto,  gli effetti furono, di fondo, appunto quelli delle strinature di cui parlo nella sintesi.

Certamente, un falsario che, tra il 1260 e il 1390, avesse prodotto il Lenzuolo sarebbe stato un genio più grande di Leonardo.

A Leonardo da Vinci, checché si senta dire a volte da qualcuno, non è proprio il caso di pensare: nacque circa un secolo dopo l'anno 1353 in cui, è certo storicamente, la medesima Sindone era in possesso di Goffredo de Charny, la vedova del quale, nel 1356, l'affidò, con verbale, in custodia ai canonici di Lirey, diocesi di Troyes.

Il falsario avrebbe dovuto, dato che tutti gli esperti sono concordi sul fatto che la Sindone avvolse una salma umana, procurarsi un cadavere appena ucciso per appensione con chiodi ad una croce  e che, ancora vivo, fosse stato prima torturato nello stesso modo in cui lo era stato Gesù: pugni; bastonate; schiaffo fortissimo tra occhio sinistro e naso; flagellazione con oltre 120 colpi su tutta la schiena e il retro delle gambe sino ai calcagni; casco di spine; altre lesioni alla schiena dovute al peso e all'attrito del patibulum (vedi oltre) della croce portato da Gesù lungo la via al Calvario; sbucciature della pelle: dunque, poiché non poteva trovare per puro caso una tale salma, avrebbe dovuto imprigionare e torturare lui stesso un vivo e poi ucciderlo in croce! Bel sadico assassino, no?

 Poi, dato che Gesù venne colpito dalla lancia al costato quand'era ormai morto, proprio per accertarsi che lo fosse (scrive Giovanni - Gv, 19, 34 - che da quella ferita uscì sangue ed acqua, cioè, vista modernamente, sangue e siero, come appunto è il sangue d'un defunto, i cui due elementi si scompongono al momento del trapasso), ebbene,  avrebbe dovuto trafiggere il cadavere con una lancia al momento giusto, poco dopo la morte, non oltre ché, altrimenti, il liquido ematico sarebbe ormai stato raggrumato, in modo da farne uscire sangue di morto, cioè appunto col siero separato come quello che, sulla Sindone, parte dalla ferita al costato e scorre lungo il fianco per raggiungere la schiena dell'Uomo; ma in quel tempo non si sapeva nulla del liquido ematico: nulla della circolazione sanguigna, né che il sangue di cadavere ha caratteristiche diverse da quello di vivo, né della differenza tra sangue venoso ed arterioso.

Il falsario avrebbe dovuto, cosa impossibile anche oggi secondo esperimenti di laboratorio del Baima Bollone e di altri, poter togliere infine il corpo dal lenzuolo in modo da non rovinare l'immagine, senza spostamenti, per non alterare la forma delle tracce sanguigne. Solo l'ipotesi che il corpo materiale di Cristo fosse sparito dall'interno del lenzuolo e che quest'ultimo si fosse afflosciato nella stessa posizione in cui si trovava consente di capire il motivo d'una mancata deformazione: nel Nuovo Testamento, il corpo del Risorto è definito "glorioso spirituale", precisamente Paolo dice che il corpo materiale-animale si trasforma in corpo glorioso-spirituale; e solo un corpo così trasformato poteva non deformare le impronte sul lenzuolo, perché non toccava più. Secondo certe ipotesi, l'energia della Risurrezione avrebbe impresso il lenzuolo. Naturalmente, quest'idea vale solo per i credenti; per gli altri, non c'è spiegazione. Resta il fatto che il falsario non sarebbe riuscito a non deformare le immagini togliendo il cadavere.

Altro ancora avrebbe dovuto sapere e fare quel genio criminale.

Conoscere con centinaia d'anni d'anticipo i principi e la tecnica della fotografia, per poter produrre sulla Sindone un'immagine che fosse un negativo fotografico.

Poter vedere le cose minime, come avesse avuto un microscopio, inventato molti secoli dopo, per poter scorgere e poi piazzare i pollini che giacciono sulla Sindone, scoperti nel 1973 e studiati da Max Frey. Prima, avrebbe avuto la difficoltà di trovare non dei pollini qualsiasi ma di piante che crescono solo in Palestina, in Siria e in Turchia.

Ma in proposito, avrebbe dovuto procurarsi un telo di 2000 anni prima, tessuto secondo le tecniche di quel tempo, diverse da quelle sue contemporanee e in uso sin dalla fine dell'Età Antica/inizio dell'Alto Medioevo; tuttavia, avrebbe dovuto prima sapere che tale era stata la tecnica di filatura e tessitura del I secolo, mentre la sua epoca, il Basso Medioevo, non ne aveva alcun ricordo: solo la ricerca recente l'ha scoperto.

Avrebbe dovuto conoscere pure le tecniche romane  di crocifissione: chiodi nei polsi e non nelle mani come, invece, in tutte le opere d'arte precedenti; ma anche della crocifissione per i polsi s'era persa memoria, è stata riscoperta nell'epoca contemporanea, e non per nulla tutte le immagini non solo medioevali ma ancora successive, per moltissimo tempo dunque, presentano un Cristo inchiodato per le mani. Basta girare per chiese per accertarsene. Anche la struttura del flagello egli avrebbe dovuto conoscere:

struttura non più nota alla sua epoca, in cui, infatti, i penitenti cosiddetti flagellanti usavano, per punirsi, strumenti di altra foggia, senza uncini e/o palline metalliche con manubrio tagliente alle estremità delle corde che dal manico dipartivano; e avrebbe dovuto sapere che la corona di spine di cui parlano i Vangeli era  a forma di casco e copriva l'intero capo, non di anello come le corone medioevali; ma nessuno allora lo sapeva, perché anche di questo non c'era più ricordo storico, tant'è vero che tutte le icone presentavano Gesù con una corona di spine ad anello, non a casco come quella che, a detta di tutti gli esperti, produsse le lesioni al capo dell'Uomo della Sindone. Inoltre il falsario, se esisteva, lasciò sulle spalle dell'Uomo le scorticature d'una trave, non di una croce: avrebbe dovuto aver scoperto dunque, che i prigionieri venivano caricati, per andare al loro supplizio, del patibulum, il braccio trasversale della croce, non con la croce intera. I bracci verticali delle croci erano stabilmente infissi sul luogo dell'esecuzione, sui quali quelli orizzontali venivano legati al momento, col prigioniero già attaccato al proprio patibulum per le braccia, tramite corde oppure, come Gesù ed altri, con chiodi; tra gli altri, un certo Giovanni zelota - gli zeloti ebrei erano una sorta di partigiani ribelli agli occupanti Romani - di cui si sono trovati e analizzati i resti in una tomba presso Gerusalemme, nel 1968. Tutte le immagini medioevali della Via Crucis, e ancora dopo e ormai tradizionalmente, ché la croce era divenuta simbolo di tutta la Passione, rappresentano invece Cristo che porta la croce intera, come nel Medioevo senz'altro si credeva.

Non ultimo, il falsario avrebbe dovuto trovare un uomo con la stessa fisionomia di quella che presenta Cristo sulle varie icone medioevali bizantine che raffigurano il suo viso, ispirate proprio al Volto della Sindone, le prime dipinte ad Edessa, le successive a Costantinopoli e nei suoi domini, fin in Italia: si tratta di immagini  che si trovano, appunto, anche in dipinti, affreschi e mosaici di chiese italiane. 

Lo notate quel ciuffo sulla fronte di Gesù? Deriva dal 3 rovesciato che è sulla fronte dell'Uomo della Sindone; in certe icone, purtroppo non ne ho in archivio, il ciuffo è esattamente rappresentato in forma di 3 rovesciato.

Le prime icone ispirate al Volto sindonico sono del VI secolo, epoca in cui si riscopre in Edessa il Mandylion-Sindone. Prima di questo periodo, Gesù era dipinto diversamente, con vari volti di fantasia, senza barba e baffi e coi capelli, biondissimi, molto corti secondo il taglio dei patrizi romani.

Insomma, conoscendo queste cose, è impossibile pensare che quel mostro assassino di falsario medioevale sia davvero esistito.

 

In sintesi

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© Guido Pagliarino