La misteriosa Sindone di Torino

 

Tolti alla Sindone i rattoppi e il telo d'Olanda

 

Come hanno riferito tra i primi i quotidiani "Il Messaggero" del 9 agosto 2002 [Orazio Petrosillo] e "La Stampa" del 10 dello stesso mese [Francesca Paci], del tutto inaspettatamente,  i trenta rappezzi sul Lenzuolo che furono cuciti dalle clarisse di Chambery cinque secoli or sono,  per coprire bruciature conseguenti l'incendio del 1532, nonché  la tela d'Olanda che, nella stessa circostanza, era stata cucita sul retro (v. la sintesi e la cronologia), sono stati rimossi tra il 20 giugno e il 22 luglio 2002, nella sagrestia nuova del Duomo di Torino, da una squadra di esperti tessili, tra cui la restauratrice Irene Tomedi,  guidata dalla dottoressa svizzera Mechtild Flury-Lemberg.


I TRENTA RAPPEZZI  E LA TELA D'OLANDA SONO STATI RIMOSSI DALLA SINDONE TRA IL 20 GIUGNO E IL 22 LUGLIO 2002

Il 10 agosto 2002, il cardinale arcivescovo di Torino monsignor Severino Poletto, essendo impegnato in esercizi spirituali fuori sede, ha fatto sapere tramite portavoce che l'intervento sarà ufficialmente reso noto verso la metà di settembre 2002 e documentato fotograficamente. A quanto pare la notizia, ripresa il giorno prima da "Il Messaggero" e quindi dal resto della stampa periodica e dalla televisione, è sfuggita, mentre avrebbe dovuto comunicarsi al mondo solo in autunno. Eppure le cautele erano state molte, soltanto poche persone erano state informate, mentre i più tra gli "addetti" alla Sindone, come i dirigenti dei gruppi dei volontari per la spiegazione della stessa, tra cui i nostri [Chiesa di San Lorenzo di Torino], no. È peraltro comprensibile che l'operazione sia avvenuta in segreto, per parare eventuali attentati al Lenzuolo, tolto dalla nuova modernissima teca sotto il palco reale in cui è custodito dopo l'Ostensione 2000 ed esposto, durante le operazioni, nella sagrestia nuova del Duomo; quindi, meno difendibile, pur essendo stato reso inaccessibile al pubblico questo locale per tutto il tempo dei lavori. Non appare dunque adeguato il tono con cui parte della stampa ha presentato la notizia, con titoli come "...nuovo mistero: trenta rammendi spariti" e "...si temono danni". La Santa Sede, che era informata e aveva anzi autorizzato l'operazione così com'è prescritto, ché proprietario della Sindone è il Papa in carica, ha comunicato che la "procedura irrituale" è dovuta all'assoluta fiducia di cui gode l'arcivescovo di Torino cardinal Poletto, custode del Lenzuolo. È spontaneo supporre motivi di sicurezza anche per tale procedura semplificata e segreta. I sindonologi addetti alla conservazione del Lenzuolo erano al corrente dell'operazione, anzi la Commissione aveva fornito studi e consulenze sul da farsi. Quindi, nessun "giallo". La vicenda comincia nel marzo del 2000, quando una quarantina di ricercatori arriva a Torino da tutto il mondo per un convegno sulla Sindone. Gli Atti conseguenti sono accompagnati da un programma d'interventi a firma dell'arcivescovo e da una relazione di due pagine indirizzata al Vaticano. Il Papa approva gl'interventi proposti, come la nuova, più sicura teca di custodia; e tra questi quelli eseguiti, appunto, tra il 20 giugno e il 22 luglio 2002 sul Telo: sotto la guida della svizzera Mechtild Flury-Lemberg, la squadra di esperti disfà con la massima cura il rammendo delle clarisse e sostituisce il telo d'Olanda di rinforzo cucito sul retro da quelle suore, con una tela nuova. L'obiettivo fin dall'inizio è di eliminare tensioni sul Lenzuolo, in quanto i rattoppi e il telo d'Olanda tirano l'ordito della Sindone. Pare che una delle pieghe del tessuto presso il volto dell'Uomo sia scomparsa in conseguenza dei lavori. Si saprà con precisione nel settembre 2002, quando saranno pubblicate le foto della Sindone successive al restauro. Purtroppo, sembra che per una nuova Ostensione bisognerà aspettare l'Anno Santo 2025, essendo, secondo fonti attendibili prossime alla Curia, voce senza fondamento che un'Ostensione straordinaria sia in programma per le Olimpiadi invernali che saranno ospitate da Torino e provincia.

Vai a "L'intervista del 21 settembre 2002"

 

In sintesi

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© Guido Pagliarino